Non si fermano le attività di integrazione della Medihospes in Calabria. Con il nuovo progetto educativo “Tu ‘SAI’…cosa sono le Vallje”, la cooperativa sociale ha coinvolto i beneficiari del SAI di Firmo nella visita al museo nell’ex Convento dei domenicani del piccolo Comune calabrese, in canti e balli tradizionali e nella preparazione di un banchetto gastronomico di cultura mista Arbëreshë e tipica dei Paesi d’origine dei beneficiari. Questo perché gli Arbëreshë costituiscono un esempio di integrazione e accoglienza che ha avuto pieno successo e il progetto della Medihospes ha come obiettivo l’inclusione, un esempio di mutua conoscenza e il reciproco rispetto delle culture, strumento di crescita per le realtà territoriali e per i paesi in cui le diverse comunità convivono. La fusione armonica di lingua, cultura e tradizioni sono state nei secoli e sono ancora oggi il “valore aggiunto” di queste comunità. Oggi noi aggiungiamo il “valore aggiunto” che i nostri beneficiari portano con sé.
Ma chi sono gli Arbëreshë? Sono una minoranza linguistica e culturale della parte meridionale insulare di Italia, presenti in Campania, Molise, Puglia, Basilicata, Sicilia e soprattutto in Calabria. Questi, fuggiti dall’Albania quando cadde in mano turca, divennero parte periferica dell’Impero Ottomano. Così come disse il patriota albanese Giorgio Castriota detto Scanderbeg: “non una semplice fuga dall’Albania, sottomessa ai Turchi, bensì l’espressione del loro attaccamento alla fede e alla libertà”. Nel folklore Arbëreshë, emerge sempre un costante richiamo alla patria, di origine e canti popolari o religiosi, le leggende, i racconti, i proverbi trasudano un forte spirito di comunicazione e solidarietà etnica. I temi ricorrenti nella cultura tradizionale albanese sono la nostalgia della patria perduta, il ricordo delle leggendarie gesta di Scanderbeg e la tragedia della diaspora in seguito all’invasione turca. La vallja è una danza popolare che aveva luogo in occasione di festa, indica una serie di canti e balli popolari che rievocano una grande battaglia vinta da Scanderbeg.
È uno spettacolo emozionante, colorato e di contagiosa allegria; come per tradizione, i gruppi sfilano, indossando i costumi tipici, per le vie del paese eseguendo canti spesso improvvisati e ballando. A fine serata ogni gruppo si esibisce in piazza XV Aprile. I giovani tenendosi a catena per mezzo di fazzoletti e guidati da due figure alle estremità, si snodano per le vie del paese eseguendo canti epici. La musica è uno degli strumenti più diretti e immediati con il quale il popolo racconta sé stesso. I canti (këngat) narrano dei fidanzamenti, dei matrimoni, delle ninnananne, dei lamenti funebri (vajtimet), ma anche dei suoi antichi eroi della guerra contro il turco e dello sconforto per la madrepatria perduta per sempre. C’è la gioia, la tristezza, l’orgoglio di un popolo fiero delle proprie radici e della propria diversità culturale. Tra i canti, popolari e colti, più conosciuti e interpretati vi sono: O e bukura Morè, Kopile moj kopile, Kostantini i vogëlith, O mburonjë e Shqipërisë e la Lule Lule mace mace, quest’ultima in particolare è divenuta molto nota.